§De Senectute Feminarum – invecchiare come donne
articolo di Rossella Viti per roots§routes
magazine quadrimestrale indipendente di Cultura Visuale
Forse è solo una curiosità che ci fa guardare una donna anziana e immaginarla com’era da bambina. Che poi, per me, è vero anche il contrario, guardare una bambina e immaginarla come sarà da vecchia. Un salto, un volo, un desiderio di perdere vincoli terreni, andare nel tempo, nel suo tempo, forse è solo voglia di danzare dentro un volto, aprire strade all’immaginazione che nessuno in quel momento può negare, negarmi. Senza corpo e senza tempo.
Mi capita soprattutto davanti a una fotografia, ma non solo. Tutto in un breve arco di tempo che riguarda solo me che osservo. Non è immaginare il mutamento fisico ciò che mi intriga e lì mi trattiene, ma un movimento, come un saltare ripetutamente nel vuoto, con il ritmo di una nostalgia che ti si aggrappa allo stomaco. Non sai da dove venga, non sai quando se ne andrà. Ma soprattutto, è una nostalgia che non governi, è lei che governa te. E allora ci entri e danzi.
AMICHE
Ho chiesto ad alcune donne, di “una certa età”, se avessero voglia di rispondere ad alcune domande sulla vecchiaia, la loro vecchiaia. Mi interessava il loro incontro, personale, privato, con la condizione dell’invecchiare. Donne che conosco per la loro vivacità o inquietudine, forza e fragilità, per quello che hanno realizzato e creato negli anni.
Mi piaceva l’idea, da regista, di portare su questa scena una polifonia. E loro, con generosità, mi hanno donato pensieri, confessioni e confidenze, fragilità, convinzioni, riflessioni. Ho raccolto le loro voci tra le virgolette, indicando i nomi, in mezzo e sopra e sotto ci sono io. Insieme diamo vita e forma a questo racconto.
Ho pensato tante volte che mia madre non volesse arrendersi alla vecchiaia. Espressioni, posture, un costume due pezzi, seppur portato con sobrietà, mi sembravano a volte eccessivi. Come se mamma non riuscisse a provare quella “vergogna naturale” che a una certa età è, sembra, necessaria.
Da tanti anni vivo in campagna, l’immagine di un trattore che spezza e sbriciola le spine e i rami secchi mi fa sentire bene. I rami secchi, oggi, sono per me quei pensieri che hanno segretamente segnato le distanze tra il mio amore e il corpo di mia madre …. continua a leggere

